Un confronto europeo per rafforzare la tutela dei lavoratori autonomi e promuovere un dialogo sociale più inclusivo.
La conferenza finale del progetto europeo SP4SE – Social Protection for the Self-Employed ha acceso i riflettori su un tema sempre più urgente: la tutela dei lavoratori autonomi nel contesto delle trasformazioni economiche e sociali in atto. L’evento, ospitato dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) a Bruxelles, ha riunito rappresentanti delle istituzioni europee, parti sociali e organizzazioni professionali da tutta Europa per discutere sfide e soluzioni legate alla protezione sociale e al ruolo del dialogo sociale.
Ad aprire i lavori è stato Pietro Francesco De Lotto, presidente della sezione CCMI del CESE, che ha ribadito l’importanza del CESE come “casa del dialogo sociale”. Secondo De Lotto, le professioni, soprattutto quelle emergenti o meno strutturate, sono cruciali per accompagnare le transizioni digitale ed ecologica, che devono essere affrontate con approcci collettivi e inclusivi.
Marco Natali, presidente di Confprofessioni, ha evidenziato il paradosso di un segmento – i PSE – altamente qualificato ma ancora largamente privo di adeguate tutele sociali. Ha ribadito l’importanza di riconoscere formalmente le loro organizzazioni nei processi istituzionali e ha richiamato il modello italiano di welfare bilaterale (Ebipro, Cadiprof, Fondoprofessioni, BeProf) come esempio replicabile a livello europeo.
Martina Gherlenda, project manager di Confprofessioni, ha presentato il progetto SP4SE e i suoi risultati. Terzo progetto europeo in materia di dialogo sociale sviluppato dalla Confederazione, SP4SE nasce per offrire risposte concrete ai PSE (Professional Self-Employed, i lavoratori autonomi che svolgono un’attività di carattere professionale e intellettuale), spesso esclusi dalle tutele previste per i lavoratori subordinati.
Attraverso analisi comparative, raccolta di buone pratiche e raccomandazioni, il progetto punta ad avere un impatto in termini di rafforzamento delle capacità delle parti sociali che, dotate di strumenti concreti, possono contribuire a innovare i sistemi di welfare.
Il progetto, che si concluderà ufficialmente nell’agosto 2025, ha coinvolto un’ampia rete di partner europei: CEPLIS, MFPA, EQUAL Ireland, UNAPL, Eurocadres e UNPLIB.
Le sfide condivise in Europa
Durante la conferenza sono emerse criticità trasversali che accomunano molti Paesi:
- Tutele per malattia e genitorialità ancora carenti
La protezione sociale per gli autonomi rimane fragile in molte aree. In Irlanda, il 90% delle donne autonome è privo di copertura adeguata, secondo Nuala Keher (EQUAL Ireland). A livello europeo, Theodoros Koutroubas (CEPLIS) ha evidenziato l’assenza di tutela per la paternità, mentre Norma Camilleri (MFPA – Malta) ha denunciato ritardi nei pagamenti e scarsa protezione nei primi giorni di malattia.
- Difficile accesso al dialogo sociale
Le microimprese e i lavoratori autonomi spesso restano fuori dai tavoli istituzionali. Dal Belgio, Michaël Van Gompen (UNPLIB) ha sottolineato la mancanza di riconoscimento ufficiale delle loro rappresentanze e l’assenza di dati affidabili, nonostante la situazione dei lavoratori autonomi sia migliorata durante il Covid-19 grazie a strumenti come il bridging right. In Francia, secondo Roy Spitz (UNAPL), la flessibilità del lavoro autonomo ha contribuito a rafforzare le disuguaglianze.
- Esigenza di strumenti di sostegno strutturale
In Italia, Francesco Monticelli (Confprofessioni), ha illustrato una proposta di legge, elaborata nel contesto del CNEL, per introdurre ammortizzatori sociali specifici per i professionisti, estendendo le tutele in caso di crisi, includendo anche malattia e genitorialità.
Le istituzioni e la prospettiva accademica
Annamaria Matarazzo, social attaché della Rappresentanza permanente d’Italia presso l’UE, ha richiamato l’attenzione sulla Raccomandazione del Consiglio del 2019, che invitava gli Stati membri a estendere la protezione sociale anche ai lavoratori autonomi. Tuttavia, il monitoraggio del 2023 ha evidenziato numerose lacune, spingendo alla creazione un gruppo di alto livello incaricato di ridefinire il concetto stesso di protezione sociale.
Dana Bachmann, della Commissione europea, ha annunciato lo sviluppo di nuovi indicatori per monitorare l’efficacia dei sistemi nazionali, pur ammettendo che oltre 60 milioni di autonomi in Europa restano ancora privi di una protezione adeguata, esposti a rischi di povertà e marginalizzazione.
Dal mondo accademico, la dottoressa Silvia Filippi (Università di Perugia) e il professore Andrea Buratti (Università di Roma Tor Vergata) hanno evidenziato la forte disomogeneità giuridica tra Stati membri e l’urgenza di un modello comune europeo e di una contrattazione collettiva basata su criteri di inclusione, equità e accessibilità.
Infine, dal CESE, Alain Coheur e Nicoletta Merlo hanno ribadito la necessità di aggiornare il mercato del lavoro attuale alle trasformazioni digitali, costruendo un nuovo patto sociale che porti anche i lavoratori autonomi, e per essi le loro istanze, ai tavoli di discussione europei.
Le proposte emerse dalla conferenza
Tra le proposte discusse nel corso dell’evento, si segnalano:
- Maggiore uso della contrattazione collettiva;
- Sviluppo di forme di welfare mutualistico;
- Riconoscimento giuridico delle associazioni professionali;
- Definizione di indicatori europei per misurare la copertura sociale;
- Creazione di spazi di confronto istituzionalizzati;
- Semplificazione dell’accesso alle tutele per gli autonomi.
Una nuova piattaforma europea
A concludere i lavori, Joël Le Deroff, della Commissione europea, ha sottolineato come il progetto SP4SE abbia gettato le basi per un’Europa più equa e attenta ai nuovi modelli lavorativi. Il progetto ha permesso di ridefinire concetti, raccogliere dati e, soprattutto, costruire una piattaforma di dialogo reale tra istituzioni, imprese e lavoratori autonomi: un passo concreto verso un’Europa più inclusiva e coesa.